mercoledì 14 maggio 2014

Manga - Le bizzarre avventure di Jojo

Jojo no kimyō na bōken”, titolo originale del manga meglio noto in italia come “Le bizzarre avventure di Jojo”, è un fumetto giapponese nato dalla matita del maestro Hirohiko Araki.
Venne pubblicato per la prima volta nel lontano 1987 sulla rivista settimanale Shonen Jump, una vera e propria Bibbia per addetti ai lavori e non; e fu edito fino al 1999 riscuotendo un grande successo, divenendo con i suoi 63 volumetti (Tankobon) uno dei manga più longevi e corposi dell'intera produzione nipponica.

L'autore, pare però che non sia ancora intenzionato a porre la parola fine sull'ultra-trentennale saga che ad oggi conta ben 7 serie: attualmente è a lavoro sull'ottava (ed ultima, salvo ripensamenti) intitolata “Jojolion”, in corso di pubblicazione, che seppur considerata da alcuni come una sorta di cross over mantiene comunque un nesso di consequenzialità diretta con gli eventi che chiudono la sesta serie, accreditandosi quindi come naturale epilogo.

Riassumere in breve la trama dell'opera è un'impresa ardua se non addirittura impossibile, vista non solo la sua vastità ma anche la complessità degli intrecci che legano una serie all'altra.
Ciononostate possiamo provare a coglierne gli elementi tipici che la contraddistinguono, sottolineandone i tratti comuni.
La storia verte attorno alle strampalate, o “bizzarre” se preferite, vicende che vedono come protagonisti i membri della famiglia Joestar, i cui discendenti oltre ad essere accomunati dal legame di sangue, condividono tutti lo stesso nomignolo “Jojo”, acronimo che per un curioso caso si ottiene combinando le sillabe iniziali (in giapponese Kanji) dei loro nomi e cognomi.
Il tempo smisurato in cui si svolgono le loro avventure, è uno dei fili conduttori di tutta la serie che si dipana nell'arco di oltre cent'anni, abbracciano un periodo lunghissimo che va dal XIX secolo fino ai giorni nostri; il che qualifica la nostra come una saga “generazionale”, ambiantata in giro per il mondo ed in numerosi paesi, tra cui spicca anche l'Italia, per la quale Araki non ha mai nascosto di nutrire un debole, al punto da usarla come scenario degli accadimenti della quinta serie.
Altro tema centrale dell'opera, in pieno stile shonen, è sicuramente il combattimento.
L'individuazione di questo elemento come peculiare dell'esalogia, non deve però ingannare ed indurre a giudizi affrettati.
Con le bizzarre avventure di Jojo, non ci troviamo infatti di fronte ad uno dei soliti manga in cui la storia diventa solo un pretesto per favorire lotte cruente tra i protagonisti in cui il più muscoloso o il più potente ha la meglio sull'avversario più debole; al contrario l'autore ha qui il merito di reinterpretare e rielaborare la tematica al punto da spingersi alla creazione di un nuovo genere nel quale il combattimento è inteso come uno scontro mentale ancor prima che fisico ed in cui furbizia e intelligenza rivestono dunque un ruolo fondamentale nel decidere le sorti della battaglia.
In questo senso possiamo dire che l'evolversi della storia, parimenti accompagnata dall'evoluzione del tratto grafico, s'incanalano verso questa precisa direzione: si passa dai personaggi ipertrofici delle prime serie, frutto dell'influenza di sterotipi degli eroi anni 80, a quelli più semplici e dalle forme più morbide e sinuose, addirittura quasi androgine, delle ultime.
A partire dalla terza serie, merita poi una menzione speciale l'innovativa ed originale tecnica di combattimento escogitata da Araki, che intrecciando teorie preesistenti come quelle dell'aura e dello spirito guida introduce gli “stand”, ovvero estrinsecazioni dell'energia psichica (solitamente in forma latente in ogni individuo) che si concretizza una sorta di superalter-ego dei protagonisti.
Un'idea rivoluzionaria che ha influenzato ed ispiranto i lavori di importanti mangaka del calibro di Yoshihiro Togashi (Hunter x Hunter) e Hiroyuki Takei (Shaman King) tanto per citarne due.
Ultimo ma non meno importante pezzo forte del manga, è senza ombra di dubbio un'accuratissima caratterizzazione dei personaggi, con un attenzione quasi maniacale per i dettagli che passa anche per una minuziosa scelta degli abiti, copiati in qualche caso da cataloghi di moda italiana o francese, ed adattati appositamente per essere in sintonia con lo “stile” di ogni singolo soggetto.
Citazioni musicali a go go, disseminate dapprima velatamente ed in seguito sempre più palesi e cattivi veramente cattivi, al punto da sconfinare nella psicosi, fanno infine di questo un fumetto davvero incredibile, in cui l'introspezione analatica, la pratica esasperata del ragionamento deduttivo di stampo investigativo e l'alternanza di imprevedibili colpi di scena vi terranno sempre sulle spine e col fiato sospeso, capitolo dopo capitolo. Se ancora non lo conoscete o volete saperne di più.. che aspettate? 
Non perdete altro tempo e correte in edicola a comprarlo. 
Capolavoro!

Nessun commento:

Posta un commento